giovedì 23 dicembre 2010

Buon Natale... Merry Christmas

Questo è il mio Presepe... Fatto nello spazio della libreria del mio mobile. Mi piace molto farlo lì perché possiamo trovare sempre un posto nel cuore per la nostra fede e questo è proprio quello che voglio comunicare. Basta anche un angolino nel posto più impensato.

Il Presepe è in stile Romano ottocentesco. Ogni anno io e Fabrizio prendiamo qualcosa per completarlo a Piazza Navona. Questa Piazza romana è un sogno sotto le feste e auguro a tutti voi di poterla vedere un giorno... soprattutto in questo periodo dell'anno. I miei ricordi di bambina sono spesso legati a questa parte di Roma che adoro.

L'Albero di Natale è ancora in fase "natural" ohimé il tempo è tiranno ma spero di decorarlo entro domani... :o/

In questi giorni ho trascurato un po' le mie mini per dedicarmi al mio mondo in scala 1:1 ;o) Ma ho preso dei giorni di ferie e di stacco dal lavoro e quindi spero avere il tempo per miniaturizzare un po'. Quindi spero di postare qualcosa la prossima settimana. Se riesco vi farò un saluto nei vostri blog.

Vi auguro di cuore un Santo Natale... Un Natale pieno di gioia e serenità con le vostre famiglie.

Un augurio sincero a tutti voi.

I wish you a Merry Christmas... Full of Joy, Serenity and Peace...




















Da Presepe-2010

venerdì 17 dicembre 2010

In Bianco e Nero... In Black and White... Nadar...

Il mio ultimo libro che ho appena "fatto capolino" dalle foto dei post precedenti, è l'ultimo capitolo della Collezione che mi ha impegnata in questi mesi. Ne sono felice.



Ora il libro è sì un omaggio alla protagonista della mia ultima intervista, ma anche un apprezzamento per il talento artistico di un altro grande artista dell'epoca: Nadar (1820-1910).



Nadar è stato uno tra i più grandi fotografi francesi di quei tempi. Giornalista e caricaturista ha avuto soprattutto successo nel campo fotografico grazie anche alla sperimentazione della luce artificiale nella fotografia. Le sue pose e le sue idee sono state apprezzate da molti personaggi famosi tra cui la nostra attrice.


Ma questo libricino è anche molto interessante nella decorazione in bianco e nero che fa esaltare anche di più l'edizione antica del testo. Il libro infatti è un unione tra antico e moderno.


Una Edizione datata 1896 di una biografia di A. L. Renner con il titolo Sarah Bernhardt, Artist and Woman.




Ma personalmente per questo testo ho scelto una copertina che renda omaggio al fotografo che ha contribuito a rendere famosa la protagonista. Copertina più moderna e personalizzata per la quale ho utilizzato il frontespizio, opportunatamente modificato, di un libro attuale (sperando di non incappare in diritti d'autore vari...). Il dorso del libro invece è tutto personalizzato.


Concludo con il mostrarvi una rivista dell'epoca della Repubblica Ceca: lo "Zlatá Praha". Il giornale "Principe" di Mucha.


Anche questa rivista come "La Plume", è una rivista artistica e letteraria molto "Mucha" da come potete vedere ;o) proprio perché ha seguito dall'inizio alla fine la carriera del famoso artista.


Ed infine...


Con questa ultima immagine cala il sipario per un po' sulla Belle Époque. Ci riuscirò? Mah... accettasi scommesse ;o)

giovedì 16 dicembre 2010

LA VINCITRICE... THE WINNER...


Finalmente sono a casa dopo una giornata lavorativa abbastanza intensa... Qui a Roma il traffico sembra impazzito e incomincia il fermento per l'acquisto dei regali... Scapperei in Alaska... Qualcuno mi ospita? ;o)

Ma torniamo a noi. Ecco il risultato:


La vincitrice è
OISEAU DE NIM (N. 32)


Oiseau complimenti per la vincita! Probabilmente Sarah Bernhardt voleva tornare in Francia ;o) Cortesemente mandami per e-mail il tuo indirizzo così ti invierò al più presto i miei libri e la bottiglietta di profumo. Spero ti piacciano.


Congratulations Oiseau! Please, write me by e-mail your address and I'll send you my books and the little perfume bottle as soon as possible. Probably Sarah Bernhardt wants to return to France... I hope that you like them. ;o)


Ringrazio tutte le partecipanti e vi dò appuntamento al prossimo evento. Intanto se avete piacere tornate a trovarmi anche solo per stare un po' insieme in questa mia "stanza virtuale". Se ce la faccio posterò anche le immagini dell'ultimo mini libro che ho fatto. Un abbraccio.

Thank you to all the participants and I hope to see you again in my "virtual room" just to stay together. Later I will post my last mini book. Hugs

mercoledì 15 dicembre 2010

LISTA GIVEAWAY + PREMIO

Bene... Ricordo la scadenza del mio Evento. Fate ancora in tempo a iscrivervi se volete. Aspetterò fino a questa sera tardi per la lista definitiva aggiungendo in questo stesso post i nomi di eventuali nuovi partecipanti. Per qualsiasi cosa fatemi sapere.

Sono ancora sorpresa e felice di tanta partecipazione. Chissà che in futuro non ne faccia altri.



Approfitto di questo post per ringraziare Mariarita del blog Minimariba e Angela del blog I Mini Kit di Angela per il loro graditissimo premio che mi hanno dedicato in tempi diversi. Andate a visitare il loro blog. Fanno delle miniature stupende. Lo pubblico immediatamente dedicandolo a tutte voi.

lunedì 13 dicembre 2010

La Voix d'or... La Voce d'oro

Vi lascio alla compagnia del secondo personaggio del mio Giveaway con la mia Intervista impossibile a... Sarah Bernhardt. Questa volta è farina del mio sacco contornata dalle mie miniature (delle scatoline in stile Art Nouveau e Art Deco e una collezione di cartoline più foto autografate).


Ho semplicemente fatto lavorare un po' la fantasia immaginando di parlare con Sarah... Creando un ponte tra due mondi. Spero lo troviate interessante e che vi permetta di sognare un po' senza farvi distrarre eccessivamente dal Natale imminente. Dimenticarsi per qualche attimo delle ansie e dei pensieri tristi non è poco e spero di contribuire a modo mio. Le amiche internazionali interessate alla lettura possono utilizzare GOOGLE TRANSLATOR.

Ho scritto questo articolo-racconto per cominciare a tirare le somme su questo "periodo" di reciproca conoscenza di due colonne del teatro del primo novecento (pieno stile Liberty). Chi ama questo stile può capirmi quanto fascino esso eserciti per me.



La Voix d'or... La Voce d'oro


«Ecco… Lo sapevo… Sono rimasta chiusa dentro! Sono la solita distratta che si ferma a sognare e rimane sempre indietro. E ora che faccio?».
È a questo punto che mi rendo conto di essere rimasta chiusa all’interno del teatro.
Finalmente a Parigi... al Théâtre de la Renaissance…
Ci tenevo molto a visitarlo visto che amo i teatri d’epoca, ma chi se lo immaginava che avrei avuto occasione di visitarlo a oltranza! Ero seduta su una delle poltrone di fronte al palco e senza che me ne accorgessi avevo perso la guida e il gruppo degli altri visitatori. Solo quando hanno spento le luci del teatro ero tornata al mondo reale. Mi ero fermata a fantasticare immaginando quasi di sentire echi di voci passate e di figure dei tempi andati. Mi sembrava quasi di fare un salto nel tempo.
Ora nel buio più totale non so che pesci prendere. Anche il mio cellulare si è improvvisamente scaricato e non me lo spiego. Insomma… un completo disastro.
Mentre cerco di trovare una qualche via d’uscita, qualcosa attira la mia attenzione.


Sul palco, davanti a me, una luce fioca si fa spazio nell’oscurità. Il sipario chiuso si tinge di porpora creando un’atmosfera quasi surreale. D’incanto, come in una proiezione evanescente e un po’ sbiadita, si delineano lentamente i contorni di una figura femminile i cui tratti diventano sempre più netti e visibili. Eppure è tutto spento. Mi volto automaticamente. Non c’è nessun proiettore e nessuna fonte di luce dietro di me.
«Ok… Tranquilla… è solo la tua immaginazione. Ora chiudi gli occhi e vedrai che quando li riapri non ci sarà nulla…». Niente da fare… è sempre lì. Per poco non collasso restando impietrita di fronte a quella visione. Non riesco a crederci. La figura sta osservando con aria tra il mesto e il malinconico proprio il sipario chiuso, girandosi lentamente verso la platea fino a fermarsi con lo sguardo su di me. Dire che mi sento gelare è troppo poco…
Un’espressione un po’ sorpresa e forse anche infastidita è quella che ora anima quel viso dai lineamenti forti e decisi. Trattengo il respiro senza riuscire a muovere un dito.


Forse potrei urlare… ma non sono mai stata una dall’urlo facile… Bé tranne forse in questo caso! Ma no… Non è possibile... Mi sembra di sognare, eppure a guardarmi un po’ curiosa e altera c’è proprio lei… Sarah Bernhardt!
Uno sguardo che sembra leggermi nel pensiero, penetrando fin dentro l’anima per sapere chi sono e cosa faccio in questo teatro vuoto ed un sorriso leggermente ironico le affiora sul viso.
Un volto che più che bello ha quel fascino che rende la bellezza quasi inutile. Occhi e capelli scuri. Corporatura snella e fiera. Indossa un vestito chiaro in stile fine ottocento con merletti e pizzi e con dei fiori scuri applicati partendo dalla vita per finire in diagonale verso la scollatura. Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, ma non sono troppo lucida per ricordarmi dove. Una collana di perle e dei guanti molto eleganti completano la sua mise.


«Così sei rimasta chiusa qui dentro a farmi compagnia, vero chérie?». Ride… Spezzando così il silenzio con la sua risata squillante. La voce è un po’ roca dai toni caldi.
Sparisce per riapparire praticamente a un metro di distanza da me con un’espressione sorpresa. Sono tesissima come una corda di violino e mi accovaccio nella poltrona quasi a voler sparire anche io.
«C'est incroyable, mais vrai! Dopo molto tempo lo sguardo di uno spettatore o meglio di una spettatrice si posa ancora su di me! Mon Dieu… di certo avrei preferito un bel giovanotto con aria sognante invece di una donnicciola impaurita, uff…» Dice gesticolando con la mano e mettendosi seduta accanto a me sospirando platealmente. Sembra che si stia divertendo nel prendermi allegramente in giro. Forse un suo modo per rassicurarmi un po’… chissà.
«Sai chi sono vero?»
Annuisco freneticamente.
«Ti hanno mangiato la lingua? Non ti stupire di vedermi. Io ho imparato che le sorprese della vita non sono mai finite. Quando pensi che non ce ne siano più ecco arrivarne di nuove».
«Mi scusi se non l’ho salutata come si deve Madame, ma sono ancora un po’… sorpresa». Riesco finalmente ad articolare. Mi sgranchisco la voce per farmi coraggio…
Ride ancora «Bonsoir, ma chérie. Ma chiamami Sarah… Nessuno pronuncia più il mio nome e mi sento sola e inutile». Alza il sopracciglio sinistro con tristezza. La mimica facciale del suo viso è incredibile. Passa dall’allegria alla tristezza in un battibaleno. Comunica con il solo sguardo.


«Madame… Sarah…Posso chiederle perché si trova ancora qui?»

«Non riesco ad allontanarmi dal mio palco. Eppure questo non è stato il mio teatro per eccellenza. Quello che fu il mio, l’attuale Théâtre de la Ville, lo hanno completamente ristrutturato all’interno, tanto che vederlo mi fa male al cuore. Così sono tornata qui dove per diversi anni ho lavorato con passione e dove mi sembra che il tempo non abbia cancellato il suono di quegli applausi che ancora risuonano nelle mie orecchie».

«Oh di certo il mondo non l’ha dimenticata e né tantomeno il tempo può cancellare il suo ricordo. Credo sia impossibile. La prego mi racconti qualcosa di sé». Dissi mentre cominciavo a riprendermi.

«Ahhh la vita… troppo in fretta è passata… ho ancora tanta voglia di vivere… ora respiro solo attraverso i ricordi. Ho messo la mia anima in una bottiglia vuota e l’ho lanciata nell’oceano dell’eternità. Io che vivevo ad ogni costo il mio spirito ribelle, il mio essere diversa. Ma dimmi cosa vuoi che ti racconti…» Dice roteando gli occhi e sospirando. Ha solo voglia di parlare di sé.


«Tutto quello che vuole. Mi piace molto ascoltarla». Mi sistemo meglio sulla poltrona.

«Ascoltare? Oui… Io ho vissuto per essere ascoltata… ammirata… per essere amata… Dovevo far vedere che valevo qualcosa. Che ero nata per valere qualcosa. Non ho mai contato nulla per nessuno nemmeno per mia madre. Ho cercato così tanto il suo amore… Ma io potevo farcela!! E ce l’ho fatta! Pensare che provenivo da una famiglia ebrea e che avrei voluto farmi suora… sono sempre andata contro corrente. Mmmm… devo comunque ammettere che ero un po’ strana». Dice accarezzando i fiori scuri che ornano la scollatura del suo bel vestito.

«Era semplicemente Sarah…» D’improvviso mi viene in mente dove avevo visto quel vestito. In alcune foto di scena per “La Dame aux camélias”.

«Oui ma chérie… Posso iniziare a dirti come ho vissuto… amando a denti stretti e pugni chiusi. Con quella passione e testardaggine che mi caratterizza… senza mezze misure. Gesti… sguardi… quanto ho parlato con il mio corpo. Sai perché mi chiamavano la Voce d’oro… la Voix d’or? Perché recitando sapevo incantare, sapevo comunicare, sapevo trasformarmi ogni volta in un personaggio diverso, femminile o maschile, amandolo profondamente e rendendolo vivo, umano».


«È bello sentirla parlare. Comunica energia...» Mi rendo conto di pendere dalle sue labbra.

«Ricorda che la vita genera vita e l’energia crea energia. Mai fermarsi. Mai arrendersi. In ogni cosa che fai mettici tutta te stessa. Io amavo recitare, scolpire, dipingere, collezionare…
Il teatro è stato il mio primo vero amore che non mi ha mai tradito e abbandonato. L’ho capito subito… da quella mia prima e un po’ timida interpretazione. Quando alla fine… chiuso il sipario… ho sentito uno scroscio di applausi che mi ha riempito il cuore per la prima volta nella vita… e ho pianto… sì ho pianto!! Da allora le sono stata sempre fedele».


«Un po’ anticonformista per quell’epoca…»


«Solo? Del tutto anticonformista! Sono stata un vero ciclone di anticonformismo. Ahhhh che nostalgia! Non mi sono negata nulla. Molti mi hanno avuta ma non sono mai appartenuta a nessuno. I miei amanti… mio marito Damala… sono stati una delusione. Non mi hanno saputo amare… neanche loro ne sono stati capaci. Chi mi ha amato è stato solo il mio pubblico. Ma non è stata solo la mia esperienza. Anche Eleonora, e molte altre si sono lasciate umiliare per amore da uomini che non erano uomini». I suoi gesti accompagnavano sempre le sue parole come un’azione inscindibile.

«Parla di Eleonora Duse? Eravate così rivali come si raccontava?»

«Mon Dieu… si è favoleggiato tanto sulla nostra rivalità che hanno tralasciato anche la nostra voglia di confronto e di crescita personale. Quel… Gabriele ha creato tante situazioni di competizione, ma alla fine entrambe eravamo consapevoli della nostra bravura. Se qualche rivalità c’è stata, sicuramente è stata una rivalità costruttiva e non distruttiva come taluni volevano che fosse. Ho anche invitato Eleonora a Parigi per recitare sul palco di questo stesso teatro. Era il 1897 e ricordo che è stato un momento interessantissimo e prolifico per entrambe. Non eravamo amiche ma nemmeno nemiche».


«Sarah per il teatro ha dato tutto anche la sua gamba…»

«Oui… c’est vrai… Sì è vero. Non mi sono mai risparmiata in nulla. Ho dato tutto al mio teatro. La vita… la salute. La gamba mi fu amputata mentre interpretavo il personaggio di Tosca. Durante l’ultima scena in cui simulavo il suicidio di Tosca dalle mura di Castel Sant’Angelo, gettandomi sono caduta malamente e senza la presenza di nulla che attutisse il colpo (si erano dimenticati di mettere il materasso!!). Ahhh!! Che dolore!! Non ho perso tempo però… dovevo operarmi subito. Ho detto a mio figlio che era contrario ad un tale scempio: “Scegli… O mi opero o mi uccido!” Non avrei mai sopportato troppo dolore. Ma nulla neanche questo incidente e questa menomazione mi hanno allontanato dalle scene. Non mi sono arresa! Ho tenuto duro!»


«Così ha continuato a recitare… fino al giorno della sua morte…». Dico senza celare la mia ammirazione.

«Quel giorno… non si trattava più di fingere la mia morte come sul palcoscenico… quel giorno la morte era la protagonista assoluta ed io una spettatrice che passivamente la aspettava. Non era più come dormire scherzosamente in una bara come avevo fatto da giovane sfidando con ironia la morale dei benpensanti, ma ora quella bara sarebbe stata la mia ultima dimora. Mi sono accasciata a terra al termine di una scena del film “la Veggente”. Qualche giorno dopo sono spirata tra le braccia di mio figlio Maurice. Era il 26 marzo del 1923. Sono fiera di aver recitato fino alla fine!»

Un improvviso rumore in fondo al teatro fa trasalire entrambe e subito si sente qualcuno urlare un francese «Qui va là?». Probabilmente il custode nel suo giro di perlustrazione.
Mi volto verso Sarah e vedo che sta scomparendo. La luce che lentamente aveva accompagnato la sua venuta ora sta accompagnando la sua uscita.

Bisbiglio velocemente. «Au revoir Sarah… sono contenta di averla conosciuta». E come in un bisbiglio di risposta riesco a sentire «Adieu chérie, non dimenticarmi».

Ritrovandomi nel foyer del teatro accompagnata dal custode che mi guarda seccato, penso all’esperienza indimenticabile appena vissuta.
«Adieu Sarah. Non ti dimenticherò». Sussurro mentre il portone si chiude alle mie spalle.

Maria T.


Ho tardato un po' a pubblicare questo post perché la mia onorata fotocamera Nikon ha deciso che era giunto il momento della fine della sua onorata carriera durata più di nove anni e quindi sono stata costretta mio malgrado a provvedere ad una opportuna sostituzione...

Ricordo la prossima scadenza del mio Giveaway. Avete ancora un po' di tempo per iscrivervi. L'estrazione la farò il 16 sera. Leggete il post relativo.

PS. Posterò in seguito le foto dettagliate dell'ultimo libro su Sarah che avete visto in questo post e che conclude la serie della collezione a lei dedicata. Poi vi prometto che cambio argomento ;o)

giovedì 2 dicembre 2010

L'intervista impossibile... The impossible Interview



Approfitto di questo post per ringraziare tutti coloro che si sono iscritti al mio Giveaway. Non pensavo in tanta partecipazione e quindi vorrei ringraziare le amiche/amici che già seguivano il mio blog e quelle che si sono aggiunte da poco. Siete tutti i benvenuti!

In questi giorni sono molto impegnata con il lavoro e con gli ultimi temporali che hanno fatto saltare la connessione, riesco a collegarmi a internet solo la sera da casa. Ma quello che vi propongo oggi lo stavo preparando già da tempo e spero di destare il vostro interesse.

Sarà come aprire una vecchia scatola di ricordi per lasciar uscire un po' di nostalgia condita dal desiderio di conoscere meglio una delle due protagoniste del mio giveaway.



Durante le mie solite ricerche per completare la collezione su Eleonora Duse, mi sono imbattuta in un articolo che mi ha entusiasmato. Così ho contattato l'autrice chiedendole il permesso di poterlo pubblicare sul mio blog. La fantasia e la delicatezza di questa “Intervista impossibile” a questo personaggio indimenticabile merita tutti gli onori. L’autrice è Francesca Panzacchi dal sito Liberaeva. Grazie Francesca per questo piccolo gioiello.

Vorrei condividerla con voi proprio per farvi conoscere questa donna con la D maiuscola incorniciandone il ritratto con qualcuna delle mie miniature e con quelle acquistate da Lia e Alma (vedete il post precedente).




Un’attrice che ha dato tutto per amore senza risparmiarsi e la cui bravura è diventata leggenda. Internet è pieno di sue autobiografie ma credo che questa intervista di fantasia le renda omaggio più di qualsiasi altro testo. È solo in italiano perché non esistono traduzioni e quindi chiedo alle amiche di altre lingue, la pazienza di utilizzare il traduttore di google sulla destra.

Quindi prima di iniziare questa lettura, sempre per chi ha qualche minuto per sognare un po', chiudete gli occhi... e immaginate la sua figura bellissima ed eterea nel suo camerino seduta davanti al suo specchio intenta a prepararsi per entrare in scena... Poco belletto e pochi trucchi perché lei non li ama molto... il suo viso è sempre luminoso della sua naturale bellezza. Una bellezza appena scalfita dal tempo inclemente ma che nulla teme di fronte a chi riesce con l'età ad apparire ancora più affascinante. Solo i capelli cura in maniera molto attenta.

Lo stile Liberty è addolcito da un accenno di antico e tradizionale che l'attrice non disdegna. Lei ama uno stile più sobrio rispetto a Sarah Bernhardt e lo dimostra nel modo di vestire e nel suo modo di recitare... il tutto è condito da una classe innata che la fa apparire quasi irraggiungibile.

E mentre si prepara, risponde serena alle domande di colei che la intervista.


Ecco a voi


L'intervista ad Eleonora Duse…

«È qui di fronte a me, questa donna che è diventata un mito. Se ne sta lì seduta, con quell’espressione assorta ed imperscrutabile.

Tiene nella mano sinistra un fiore, credo sia una camelia, ci giocherella distrattamente, quasi fosse sopra pensiero.

Confesso che ho un po’ di timore a rompere il silenzio che ci avvolge.


Eleonora, vorrebbe raccontarmi della sua difficile infanzia? Quali sono i suoi ricordi più struggenti?

Ecco l’ho fatto… Pronunciando la prima domanda ho spezzato quel silenzio perfetto.

Lei non sembra turbata e mi risponde senza distogliere lo sguardo dal piccolo fiore che tiene ancora fra le mani.

Inaspettatamente sorride, ma è un sorriso amaro.

Sono figlia d’arte, i miei genitori erano attori itineranti e a cinque anni avevo già veduto moltissimi luoghi. Non ci fermavamo mai, la nostra unica casa era il palcoscenico. Era una vita difficile, soprattutto per una bambina.

Immagino che fosse quasi inevitabile per lei divenire un’attrice, essendo cresciuta in quell’ambiente…

Non avrei potuto essere nient’altro. Ho vissuto per il teatro ed il teatro mi ha plasmata dando senso alla mia vita.



Vorrebbe raccontarmi del suo esordio sulle scene?

Avevo soltanto quattro anni quando calcai le scene per la prima volta, ma il ricordo è nitido ed indelebile.

Recitai il ruolo di Cosetta nella trasposizione scenica dei Miserabili di Hugo e per farmi piangere come richiesto dal copione mi bacchettarono ripetutamente le gambe. Se chiudo gli occhi posso sentire ancora quelle fitte pungenti.

In quel momento ho imparato che il teatro è passione e gioia ma anche e soprattutto sacrificio e sangue.

Quando invece recitò per la prima volta da protagonista?

Accadde in modo inaspettato, quando mia madre si ammalò ed io dovetti sostituirla.

Ricordo che la paura mi divorava prima di entrare in scena ma una volta sul palco Eleonora non esisteva più, esisteva soltanto il personaggio che interpretavo. Prima Francesca da Rimini, poi Pia Dè Tolomei, poi tutte le altre. Io ero ognuna di quelle donne.



Dunque quando recitava la separazione tra donna ed attrice sfumava e l’immedesimazione era pressoché totale…

Quelle povere donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m'ingegnavo di farle capire al meglio a quelli che m'ascoltavano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per confortare me.

Per quale ragione non si truccava mai in scena?

Perché io non ho mai avuto bisogno di orpelli o di maschere. La mia recitazione veniva dall’anima, senza filtri, emergeva dal profondo e si traduceva nella mimica del viso, nel saper giocare con le espressioni e nel non aver paura dei segni del tempo. Mi sono battuta tutta la vita per un teatro più vero, un teatro “senza trucco”, purificato e naturale, proprio come ero io quando salivo sul palco senza il belletto.

È vero che lei non disdegnava affatto il viola?

A differenza della quasi totalità delle mie colleghe attrici io non sono mai stata scaramantica.
Il viola è in effetti un colore come tutti gli altri.

Mi dica una cosa che ama, la prima che le viene in mente.

Amo i fiori, amo spargerli sul palcoscenico, amo indossarli appuntati sui vestiti. Amo le viole.
Posa nuovamente lo sguardo sulla piccola camelia sorridendo impercettibilmente, poi chiude gli occhi inalandone l’intenso profumo. Stacca i petali, uno alla volta, con estrema lentezza, osservandoli scendere a terra e depositarsi ai suoi piedi.

Appoggia i gomiti sulle ginocchia come a volte faceva anche in scena, senza timore di sembrare sfrontata, quindi mi guarda attendendo una nuova domanda.



Si dice che aver amato l’uomo sbagliato abbia segnato la sua vita per sempre. Cosa vuole raccontare del suo difficile legame sentimentale con Gabriele D’Annunzio?


Non esistono uomini sbagliati. Esiste l’amore. Esiste la passione. Ho amato un uomo crudele ed immorale ma non me ne pento, perché non ho avuto scelta.



Come vi conosceste?

Vi fu un primo contatto epistolare e qualche tempo dopo, nel 1894, l’incontro fatale a Venezia.



Cosa provò durante quel primo incontro?

Rimasi incantata. E mi resi conto che la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

Poi cosa accadde?

Mi lasciai travolgere dalla passione, totalmente. Lasciai che quel legame fatto d’amore e di arte assorbisse ogni mia energia.

Solo molto tempo dopo trovai il coraggio di staccarmi da lui, esasperata dal suo egoismo, dalla sua presunzione e dai suoi ripetuti tradimenti.

Come definirebbe il vostro rapporto?

Distruttivo, profondo, ambivalente.

Non avrei mai potuto amare nessun altro così totalmente, perciò ho lasciato che mi ferisse rinunciando alle mie difese.



Cosa amava di lui?

Amavo ogni cosa di lui. Anche il suo sarcasmo, la sua ambizione, i suoi pensieri deliranti.

Sono sempre stata consapevole della negatività che emanava, eppure non potevo fare a meno di lui.



Quale fu il suo peggiore affronto?

Furono molti gli affronti che dovetti subire.

Quando scrisse il romanzo autobiografico “Fuoco” mise in piazza la nostra relazione rendendo pubblici anche i momenti più intimi e privati. Ma fu il tradimento artistico che mi costrinse ad allontanarmi per sempre da lui: affidò il ruolo principale ne “La città morta” alla mia rivale, Sarah Bernhardt. E non si fermò lì. Mi tolse anche la parte della protagonista ne “La Figlia di Iorio” che aveva scritto appositamente per me, proprio quando stavo per portarla in scena. Mi mandò un fattorino al quale dovetti riconsegnare il costume e che mi lasciò un biglietto…




Cosa c’era scritto in quel biglietto?

“Il teatro è un mostro che divora i suoi figli: devi lasciarti divorare”.

Fu molto crudele!

E mi dispiace davvero per lei, non è una frase di circostanza. Trovo profondamente ingiusto che una donna così straordinaria abbia dovuto subire tutte quelle umiliazioni proprio dall’uomo che amava. È forse questo l’amore? Lasciarsi distruggere dall’altro? Ma metto subito da parte le mie considerazioni e mi rivolgo di nuovo a lei per porle l’ultima domanda.



Riuscì mai a perdonarlo?

Alla fine lo perdonai.
Gli perdonai di avermi sfruttata, rovinata e umiliata oltre ogni limite.
Gli perdonai tutto, perché avevo amato».

di Francesca Panzacchi


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