lunedì 13 dicembre 2010

La Voix d'or... La Voce d'oro

Vi lascio alla compagnia del secondo personaggio del mio Giveaway con la mia Intervista impossibile a... Sarah Bernhardt. Questa volta è farina del mio sacco contornata dalle mie miniature (delle scatoline in stile Art Nouveau e Art Deco e una collezione di cartoline più foto autografate).


Ho semplicemente fatto lavorare un po' la fantasia immaginando di parlare con Sarah... Creando un ponte tra due mondi. Spero lo troviate interessante e che vi permetta di sognare un po' senza farvi distrarre eccessivamente dal Natale imminente. Dimenticarsi per qualche attimo delle ansie e dei pensieri tristi non è poco e spero di contribuire a modo mio. Le amiche internazionali interessate alla lettura possono utilizzare GOOGLE TRANSLATOR.

Ho scritto questo articolo-racconto per cominciare a tirare le somme su questo "periodo" di reciproca conoscenza di due colonne del teatro del primo novecento (pieno stile Liberty). Chi ama questo stile può capirmi quanto fascino esso eserciti per me.



La Voix d'or... La Voce d'oro


«Ecco… Lo sapevo… Sono rimasta chiusa dentro! Sono la solita distratta che si ferma a sognare e rimane sempre indietro. E ora che faccio?».
È a questo punto che mi rendo conto di essere rimasta chiusa all’interno del teatro.
Finalmente a Parigi... al Théâtre de la Renaissance…
Ci tenevo molto a visitarlo visto che amo i teatri d’epoca, ma chi se lo immaginava che avrei avuto occasione di visitarlo a oltranza! Ero seduta su una delle poltrone di fronte al palco e senza che me ne accorgessi avevo perso la guida e il gruppo degli altri visitatori. Solo quando hanno spento le luci del teatro ero tornata al mondo reale. Mi ero fermata a fantasticare immaginando quasi di sentire echi di voci passate e di figure dei tempi andati. Mi sembrava quasi di fare un salto nel tempo.
Ora nel buio più totale non so che pesci prendere. Anche il mio cellulare si è improvvisamente scaricato e non me lo spiego. Insomma… un completo disastro.
Mentre cerco di trovare una qualche via d’uscita, qualcosa attira la mia attenzione.


Sul palco, davanti a me, una luce fioca si fa spazio nell’oscurità. Il sipario chiuso si tinge di porpora creando un’atmosfera quasi surreale. D’incanto, come in una proiezione evanescente e un po’ sbiadita, si delineano lentamente i contorni di una figura femminile i cui tratti diventano sempre più netti e visibili. Eppure è tutto spento. Mi volto automaticamente. Non c’è nessun proiettore e nessuna fonte di luce dietro di me.
«Ok… Tranquilla… è solo la tua immaginazione. Ora chiudi gli occhi e vedrai che quando li riapri non ci sarà nulla…». Niente da fare… è sempre lì. Per poco non collasso restando impietrita di fronte a quella visione. Non riesco a crederci. La figura sta osservando con aria tra il mesto e il malinconico proprio il sipario chiuso, girandosi lentamente verso la platea fino a fermarsi con lo sguardo su di me. Dire che mi sento gelare è troppo poco…
Un’espressione un po’ sorpresa e forse anche infastidita è quella che ora anima quel viso dai lineamenti forti e decisi. Trattengo il respiro senza riuscire a muovere un dito.


Forse potrei urlare… ma non sono mai stata una dall’urlo facile… Bé tranne forse in questo caso! Ma no… Non è possibile... Mi sembra di sognare, eppure a guardarmi un po’ curiosa e altera c’è proprio lei… Sarah Bernhardt!
Uno sguardo che sembra leggermi nel pensiero, penetrando fin dentro l’anima per sapere chi sono e cosa faccio in questo teatro vuoto ed un sorriso leggermente ironico le affiora sul viso.
Un volto che più che bello ha quel fascino che rende la bellezza quasi inutile. Occhi e capelli scuri. Corporatura snella e fiera. Indossa un vestito chiaro in stile fine ottocento con merletti e pizzi e con dei fiori scuri applicati partendo dalla vita per finire in diagonale verso la scollatura. Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, ma non sono troppo lucida per ricordarmi dove. Una collana di perle e dei guanti molto eleganti completano la sua mise.


«Così sei rimasta chiusa qui dentro a farmi compagnia, vero chérie?». Ride… Spezzando così il silenzio con la sua risata squillante. La voce è un po’ roca dai toni caldi.
Sparisce per riapparire praticamente a un metro di distanza da me con un’espressione sorpresa. Sono tesissima come una corda di violino e mi accovaccio nella poltrona quasi a voler sparire anche io.
«C'est incroyable, mais vrai! Dopo molto tempo lo sguardo di uno spettatore o meglio di una spettatrice si posa ancora su di me! Mon Dieu… di certo avrei preferito un bel giovanotto con aria sognante invece di una donnicciola impaurita, uff…» Dice gesticolando con la mano e mettendosi seduta accanto a me sospirando platealmente. Sembra che si stia divertendo nel prendermi allegramente in giro. Forse un suo modo per rassicurarmi un po’… chissà.
«Sai chi sono vero?»
Annuisco freneticamente.
«Ti hanno mangiato la lingua? Non ti stupire di vedermi. Io ho imparato che le sorprese della vita non sono mai finite. Quando pensi che non ce ne siano più ecco arrivarne di nuove».
«Mi scusi se non l’ho salutata come si deve Madame, ma sono ancora un po’… sorpresa». Riesco finalmente ad articolare. Mi sgranchisco la voce per farmi coraggio…
Ride ancora «Bonsoir, ma chérie. Ma chiamami Sarah… Nessuno pronuncia più il mio nome e mi sento sola e inutile». Alza il sopracciglio sinistro con tristezza. La mimica facciale del suo viso è incredibile. Passa dall’allegria alla tristezza in un battibaleno. Comunica con il solo sguardo.


«Madame… Sarah…Posso chiederle perché si trova ancora qui?»

«Non riesco ad allontanarmi dal mio palco. Eppure questo non è stato il mio teatro per eccellenza. Quello che fu il mio, l’attuale Théâtre de la Ville, lo hanno completamente ristrutturato all’interno, tanto che vederlo mi fa male al cuore. Così sono tornata qui dove per diversi anni ho lavorato con passione e dove mi sembra che il tempo non abbia cancellato il suono di quegli applausi che ancora risuonano nelle mie orecchie».

«Oh di certo il mondo non l’ha dimenticata e né tantomeno il tempo può cancellare il suo ricordo. Credo sia impossibile. La prego mi racconti qualcosa di sé». Dissi mentre cominciavo a riprendermi.

«Ahhh la vita… troppo in fretta è passata… ho ancora tanta voglia di vivere… ora respiro solo attraverso i ricordi. Ho messo la mia anima in una bottiglia vuota e l’ho lanciata nell’oceano dell’eternità. Io che vivevo ad ogni costo il mio spirito ribelle, il mio essere diversa. Ma dimmi cosa vuoi che ti racconti…» Dice roteando gli occhi e sospirando. Ha solo voglia di parlare di sé.


«Tutto quello che vuole. Mi piace molto ascoltarla». Mi sistemo meglio sulla poltrona.

«Ascoltare? Oui… Io ho vissuto per essere ascoltata… ammirata… per essere amata… Dovevo far vedere che valevo qualcosa. Che ero nata per valere qualcosa. Non ho mai contato nulla per nessuno nemmeno per mia madre. Ho cercato così tanto il suo amore… Ma io potevo farcela!! E ce l’ho fatta! Pensare che provenivo da una famiglia ebrea e che avrei voluto farmi suora… sono sempre andata contro corrente. Mmmm… devo comunque ammettere che ero un po’ strana». Dice accarezzando i fiori scuri che ornano la scollatura del suo bel vestito.

«Era semplicemente Sarah…» D’improvviso mi viene in mente dove avevo visto quel vestito. In alcune foto di scena per “La Dame aux camélias”.

«Oui ma chérie… Posso iniziare a dirti come ho vissuto… amando a denti stretti e pugni chiusi. Con quella passione e testardaggine che mi caratterizza… senza mezze misure. Gesti… sguardi… quanto ho parlato con il mio corpo. Sai perché mi chiamavano la Voce d’oro… la Voix d’or? Perché recitando sapevo incantare, sapevo comunicare, sapevo trasformarmi ogni volta in un personaggio diverso, femminile o maschile, amandolo profondamente e rendendolo vivo, umano».


«È bello sentirla parlare. Comunica energia...» Mi rendo conto di pendere dalle sue labbra.

«Ricorda che la vita genera vita e l’energia crea energia. Mai fermarsi. Mai arrendersi. In ogni cosa che fai mettici tutta te stessa. Io amavo recitare, scolpire, dipingere, collezionare…
Il teatro è stato il mio primo vero amore che non mi ha mai tradito e abbandonato. L’ho capito subito… da quella mia prima e un po’ timida interpretazione. Quando alla fine… chiuso il sipario… ho sentito uno scroscio di applausi che mi ha riempito il cuore per la prima volta nella vita… e ho pianto… sì ho pianto!! Da allora le sono stata sempre fedele».


«Un po’ anticonformista per quell’epoca…»


«Solo? Del tutto anticonformista! Sono stata un vero ciclone di anticonformismo. Ahhhh che nostalgia! Non mi sono negata nulla. Molti mi hanno avuta ma non sono mai appartenuta a nessuno. I miei amanti… mio marito Damala… sono stati una delusione. Non mi hanno saputo amare… neanche loro ne sono stati capaci. Chi mi ha amato è stato solo il mio pubblico. Ma non è stata solo la mia esperienza. Anche Eleonora, e molte altre si sono lasciate umiliare per amore da uomini che non erano uomini». I suoi gesti accompagnavano sempre le sue parole come un’azione inscindibile.

«Parla di Eleonora Duse? Eravate così rivali come si raccontava?»

«Mon Dieu… si è favoleggiato tanto sulla nostra rivalità che hanno tralasciato anche la nostra voglia di confronto e di crescita personale. Quel… Gabriele ha creato tante situazioni di competizione, ma alla fine entrambe eravamo consapevoli della nostra bravura. Se qualche rivalità c’è stata, sicuramente è stata una rivalità costruttiva e non distruttiva come taluni volevano che fosse. Ho anche invitato Eleonora a Parigi per recitare sul palco di questo stesso teatro. Era il 1897 e ricordo che è stato un momento interessantissimo e prolifico per entrambe. Non eravamo amiche ma nemmeno nemiche».


«Sarah per il teatro ha dato tutto anche la sua gamba…»

«Oui… c’est vrai… Sì è vero. Non mi sono mai risparmiata in nulla. Ho dato tutto al mio teatro. La vita… la salute. La gamba mi fu amputata mentre interpretavo il personaggio di Tosca. Durante l’ultima scena in cui simulavo il suicidio di Tosca dalle mura di Castel Sant’Angelo, gettandomi sono caduta malamente e senza la presenza di nulla che attutisse il colpo (si erano dimenticati di mettere il materasso!!). Ahhh!! Che dolore!! Non ho perso tempo però… dovevo operarmi subito. Ho detto a mio figlio che era contrario ad un tale scempio: “Scegli… O mi opero o mi uccido!” Non avrei mai sopportato troppo dolore. Ma nulla neanche questo incidente e questa menomazione mi hanno allontanato dalle scene. Non mi sono arresa! Ho tenuto duro!»


«Così ha continuato a recitare… fino al giorno della sua morte…». Dico senza celare la mia ammirazione.

«Quel giorno… non si trattava più di fingere la mia morte come sul palcoscenico… quel giorno la morte era la protagonista assoluta ed io una spettatrice che passivamente la aspettava. Non era più come dormire scherzosamente in una bara come avevo fatto da giovane sfidando con ironia la morale dei benpensanti, ma ora quella bara sarebbe stata la mia ultima dimora. Mi sono accasciata a terra al termine di una scena del film “la Veggente”. Qualche giorno dopo sono spirata tra le braccia di mio figlio Maurice. Era il 26 marzo del 1923. Sono fiera di aver recitato fino alla fine!»

Un improvviso rumore in fondo al teatro fa trasalire entrambe e subito si sente qualcuno urlare un francese «Qui va là?». Probabilmente il custode nel suo giro di perlustrazione.
Mi volto verso Sarah e vedo che sta scomparendo. La luce che lentamente aveva accompagnato la sua venuta ora sta accompagnando la sua uscita.

Bisbiglio velocemente. «Au revoir Sarah… sono contenta di averla conosciuta». E come in un bisbiglio di risposta riesco a sentire «Adieu chérie, non dimenticarmi».

Ritrovandomi nel foyer del teatro accompagnata dal custode che mi guarda seccato, penso all’esperienza indimenticabile appena vissuta.
«Adieu Sarah. Non ti dimenticherò». Sussurro mentre il portone si chiude alle mie spalle.

Maria T.


Ho tardato un po' a pubblicare questo post perché la mia onorata fotocamera Nikon ha deciso che era giunto il momento della fine della sua onorata carriera durata più di nove anni e quindi sono stata costretta mio malgrado a provvedere ad una opportuna sostituzione...

Ricordo la prossima scadenza del mio Giveaway. Avete ancora un po' di tempo per iscrivervi. L'estrazione la farò il 16 sera. Leggete il post relativo.

PS. Posterò in seguito le foto dettagliate dell'ultimo libro su Sarah che avete visto in questo post e che conclude la serie della collezione a lei dedicata. Poi vi prometto che cambio argomento ;o)

4 commenti:

  1. bellissimo anche questo post!!!
    mi hai fatto conoscere due personaggi di cui, ahimè, lo dico con vergogna, non conoscevo che il nome... grazie!!
    perchè cambiare argomento?? è talmente interessante!!! e tu sei una brava intervistatrice!!
    baci, Caterina

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  2. Cara Maria, emergo per un mometo da un marasma di cose da fare per esprimerti i più sinceri complimenti: anzi mi scuso per non avere lasciato un commento al post precedente, che mi è piaciuto tantissimo, al pari di questo!
    Sia il contenuto che le immagini sono la testimonianza della tua bravura e sensibilità: direi che la fotocamera ha chiuso in bellezza la sua onorata carriera :-)
    Io credo che l'insegnamento di queste donne che ci hanno preceduto, sia da prendere come una preziosa eredità: per esempio, fare bene tutto ciò che si fa, anche se non siamo dive del teatro...
    Ti ringrazio tantissimo :-)
    Flora

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  3. Grazie Caterina e grazie Flora. Purtroppo questo periodo è così pieno di stress e di rumore... Quello che non amo dei Natali moderni è proprio questo aspetto. Serve un attimo di pausa ogni tanto e spero di arrivare indenne anche io alle feste. Ufff... alla fine l'unica cosa che conta è fare del proprio meglio in tutte le cose. È sempre un piacere leggervi. Un bacio ad entrambe.

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  4. Ciao Maria! Seguire i tuoi lavori leggendo i testi è una bellezza! Complimenti per l'intervista non sapevo alcune cose della grande attrice!Vorrei sottolineare che mettere passione in ogni cosa che si fa, si addice anche a te, molto bene, visto il risultato anche di queste tue ultime miniature !Bacioni bozzolesi!

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